Viaggiare rilassa, almeno rilassa me, soprattutto quando lo faccio assieme alla persona che preferisco. E ogni viaggio alimenta una riflessione. Da qualche anno, tra le tante che mi vengono in mente, ce n'è una in particolare che ritorna sempre.
Per lavoro seguo, per quanto possibile, le vicende politiche e amministrative della nostra cara Marca gioiosa. Seguo soprattutto gli sforzi (veri o presunti) dei nostri amministratori per vendere la provincia come "prodotto turistico". Devo ammettere che avendo assistito a qualche appuntamento di "propaganda", come i gran galà organizzati in Germania e Spagna dagli Zaia Boys, i nostri politicanti sono molto abili nel vendere la loro merce. Il problema è che smerciano tanta fuffa condita da belle parole. Chiunque abbia solo messo il naso all'estero può capire come, in realtà, a Treviso per il turismo non si faccia proprio niente. Solo chiacchiere.
Facciamo piccoli esempi. Sono appena rientrato da un giro, l'ennesimo, in Francia. Questa volta ho battuto zone poco turistiche, o meglio, note soprattutto ai francesi. Ho vagabondato nella Charente, regione che nasconde piccole perle come Jarnac, Cognac e i paesi della Vienne. Bellissimi posti gestiti ancora meglio. Lì il turismo è una cosa seria.
Prima cosa: le strade. Ampie, dritte, anche a due corsie per senso di marcia. Difficile il confronto con il guazzabuglio trevigiano, dove spostarsi da un comune all'altro comporta lacrime e sangue. Dove sta la differenza? Che in Francia sono state costruite prima le strade e poi le case, a debita distanza e secondo criteri urbanistici che hanno rispettato l'ambiente e le esigenze di sviluppo. Sembrerà strano, ma le due cose possono andare d'accordo. Da noi invece le strade passano nello spazio che resta tra case e capannoni, tutto alla rinfusa e sempre proteso a mettere una toppa là dove si è sbagliato fin dall'inizio.
Ma c'è dell'altro. In ogni paesino francese, anche il più piccolo, il turista che arriva incontra indicazioni chiare ad ogni angolo: monumenti e, soprattutto, parcheggi e uffici del turismo aperti fino a sera e pronti ad offrire ogni tipo di servizio. E non è una cosa da poco se si viaggia come noi, ovvero senza prenotazione ma costantemente a caccia di un posto bello dove riposarsi dopo una giornata di esplorazioni. Basta fermarsi, chiedere ad una delle impiegate la lista di hotel o chambre d'hotes, scegliere e farsi riservare un posto all'istante. In genere si paga in anticipo già all'ufficio del turismo che poi si arrangia a regolare con i vari albergatori. Un altro mondo insomma. Dei parcheggi non parlo nemmeno: tutti in centro a ridosso di ampie zone pedonali dove sono concentrati negozi e monumenti, oltre che facilmente raggiungibili perchè perfettamente indicati. Nelle grandi città poi sono tutti sotterranei.
Mi fermo qui e chiedo una cortesia: evitiamo difese d'ufficio delle bellezze della nostra provincia. Evitiamo di dire: "prima di andare all'estero guarda com funziona in casa tua". Evitiamolo perchè sarebbe ridicolo. Sarebbe infatti piuttosto puerile dire (ad esempio) che una perla come Asolo non ce l'ha nessuno (cosa tutta da verificare poi), se però per arrivarci devo sciropparmi un traffico congestionato attraverso un paesaggio lunare fatto di capannoni che fanno il filo alla strada, zone industriali, artigianali e commerciali che disegnano un quadro da incubo. Asolo sarò anche bella, ma in un'offerta turistica seria dovrebbe essere accessibile attraverso percorsi che invitino al relax e non all'isteria. Andate da Treviso a Asolo e poi mi dite. Io l'ho fatto e ho anche visto quello che accade da altre parti: la differenza c'è e si vede.
Come si fa a parlare di "turismo" quando si mangiano continue fette di territorio per viabilità spesso inutile e, soprattutto, quando la classe politica che ci governa ha prima benedetto il proliferare dei capannoni e delle micro zone industriali (non dico una per ogni comune, ma quasi) che hanno fatto a brandelli la Marca Gioisa, per poi rimangiarsi tutto una volta reso irreparabile il danno? E poi mi parlano di turismo.....