TENNI DOLCE TENNI, MA QUANTO MI COSTI?
"Un giorno, ad agosto, abbiamo incontrato il direttore generale del Treviso Giovanni Gardini e il presidente Ettore Setten e gli abbiamo chiesto se volevano tenere la squadra al Tenni oppure andare a Padova, hanno risposto di voler rimanere a Treviso. E noi ci siamo mossi lavorando per questo. Poi che nessuno della società ci abbia mai chiamato, che nessuno abbia mai espresso un qualsiasi tipo di sostegno e che alla fine, quando ormai era tutto fatto per il ritorno al Tenni, abbiano perfino detto di voler andare a Monigo, è un altro paio di maniche. Ma lasciamo stare, oggi festeggiamo e basta".
Così un paio di leghisti hanno commentato la notizia dell'approvazione delle legge che consente al Treviso (e ad altre piccole squadre) di poter disputare gli incontri di serie A nel proprio impianto. Il comportamento della società non è piaciuto e, del resto, le gaffe commesse sono state troppe. Prima il presidente Setten in una lettera dà del "volgare" del "teatrante" al vice sindaco Gentilini per scusarsi con Adriano Galliani dopo la sceneggiata dell'Euganeo durante Treviso-Milan; poi le scuse di Setten a Gentilini per i toni offensivi utilizzati in una lettera che doveva rimanere riservata me che è finita dritta nel sito del Milan; poi l'inspiegabile uscita del vice presidente Giangiuseppe Lucchese che chiede di andare a giocare a Monigo quando ormia la strada per tornare al Tenni è spianata e per farlo convoca anche una conferenza stampa; infine, come segnala Nietzsche, il sito del Treviso che ignora l'approvazione della legge che riporta la squadra a casa. E ci aggiungo pure la risibile rettifica comparsa sempre sullo stesso sito due giorni dopo l'uscita di Lucchese. L'ufficio stampa, accortosi con ammirevole tempismo della clamorosa gaffe, ha precisato che in premessa Lucchese aveva ben specificato che quella era solo un'idea. Come se cambiasse qualcosa! Come dicono i saggi: pejo el tacon deo sbrego...
Posso dare una mia interpretazione a tutto questo? Non credo che il Treviso sia proprio felicissimo di tornare a casa. Lo sono di certo i giocatori e l'allenatore; meno entusiasti invece i dirigenti, almeno alcuni. Facendo due conti si scopre che la società, a quanto sembra (se mi sbaglio ditemelo che rettifico) andrebbe a perdere un mucchio di soldi nel tornare in uno stadio da 10mila posti. E non parlo di incassi, parlo di diritti Tv suddivisi dalla Lega per le squadre medio-piccole (le grandi trattano su un altro livello) in base alla capienza dello stadio: passare da 20mila posti alla metà è un bel salto indietro. Inoltre, sempre per motivi di capienza ridotta, il Treviso dovrà quasi raddoppiare la quota di incasso delle partite casalinghe da cedere alla squadra ospite: si passa dal tradizionale 18% al 36%. Questo tutti lo sanno ma nessuno lo dice apertamente. Idem per i commenti dei politici: nessun leghista dirà mai quello che pensa dei dirigenti del Treviso, almeno non lo farà se non davanti un calice di prosecco sorseggiato in una delle osterie più frequentate da assessori, consiglieri, parlamentari...
Così un paio di leghisti hanno commentato la notizia dell'approvazione delle legge che consente al Treviso (e ad altre piccole squadre) di poter disputare gli incontri di serie A nel proprio impianto. Il comportamento della società non è piaciuto e, del resto, le gaffe commesse sono state troppe. Prima il presidente Setten in una lettera dà del "volgare" del "teatrante" al vice sindaco Gentilini per scusarsi con Adriano Galliani dopo la sceneggiata dell'Euganeo durante Treviso-Milan; poi le scuse di Setten a Gentilini per i toni offensivi utilizzati in una lettera che doveva rimanere riservata me che è finita dritta nel sito del Milan; poi l'inspiegabile uscita del vice presidente Giangiuseppe Lucchese che chiede di andare a giocare a Monigo quando ormia la strada per tornare al Tenni è spianata e per farlo convoca anche una conferenza stampa; infine, come segnala Nietzsche, il sito del Treviso che ignora l'approvazione della legge che riporta la squadra a casa. E ci aggiungo pure la risibile rettifica comparsa sempre sullo stesso sito due giorni dopo l'uscita di Lucchese. L'ufficio stampa, accortosi con ammirevole tempismo della clamorosa gaffe, ha precisato che in premessa Lucchese aveva ben specificato che quella era solo un'idea. Come se cambiasse qualcosa! Come dicono i saggi: pejo el tacon deo sbrego...
Posso dare una mia interpretazione a tutto questo? Non credo che il Treviso sia proprio felicissimo di tornare a casa. Lo sono di certo i giocatori e l'allenatore; meno entusiasti invece i dirigenti, almeno alcuni. Facendo due conti si scopre che la società, a quanto sembra (se mi sbaglio ditemelo che rettifico) andrebbe a perdere un mucchio di soldi nel tornare in uno stadio da 10mila posti. E non parlo di incassi, parlo di diritti Tv suddivisi dalla Lega per le squadre medio-piccole (le grandi trattano su un altro livello) in base alla capienza dello stadio: passare da 20mila posti alla metà è un bel salto indietro. Inoltre, sempre per motivi di capienza ridotta, il Treviso dovrà quasi raddoppiare la quota di incasso delle partite casalinghe da cedere alla squadra ospite: si passa dal tradizionale 18% al 36%. Questo tutti lo sanno ma nessuno lo dice apertamente. Idem per i commenti dei politici: nessun leghista dirà mai quello che pensa dei dirigenti del Treviso, almeno non lo farà se non davanti un calice di prosecco sorseggiato in una delle osterie più frequentate da assessori, consiglieri, parlamentari...
5 Comments:
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Complimenti, ottima analisi!
Ti cedo anche il copyright sulla frase iniziale che avevo scritto - detta dall'onorevole Gianpaolo Dozzo - sul Gazzettino di una decina di giorni fa ;-)
Non sei stato l'unico a sentirla, a me è capitato due giorni fa. Ricordo anche una pagina di un altro giornale cittadino in cui Dozzo ripeteva più o meno le stesse cose....
ovviamente mi sono dimenticato: :-)).
Uè! Nietzsche: non è una dichiarazione di guerra, Occhei? :-))
Avevo già il fucile spianato: devo pur sparare a qualcosa visto che di pantere non si trova traccia! :-)
Grazie per aver confermato quello che ho scritto nel primo commento: io avevo riportato la frase di Dozzo una decina di giorni fa, poi, ovviamente, Dozzo ha ripetuto le stesse cose quando è stato interpellato più di recente.
Uè! Bucaniere: non è una risposta al fuoco, Occhei? :-))
A presto per le birre: stamattina sono passato per Ca' Sugana, proprio nel giorno in cui tu non c'eri... :-(
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