Parliamo di volley. La nazionale italiana, per la prima volta in 15 edizioni, non si è qualificata alle finali di World League (trofeo vinto otto volte). Le cause: le generazione di fenomeni (Bernardi, Catagalli, Gardini, Gravina, Tofoli, Bracci, Giani, Papi ecc.) è ormai un ricordo. Chi ha smesso di giocare, chi sta spendendo gli ultimi spiccioli di una luminosa carriera in squadre di medio-alto livello ma che con la nazionale ha chiuso da tempo. Gli atleti attuali sono buoni, ma non fenomeni e non è un caso che la nazionale stenti e che nessun club italiano riesca più a vincere la Champions League. Ma c'è anche dell'altro: gli infortuni. Coach Montali, in un mese, ha dovuto rinunciare a vari titolari (Meoni, Fei, Cernic, Savani ecc.). I bene informati dicono che i preparatori atletici dello staff azzurro non siano delle volpi.
Emblematico il caso di Fei. Arriva in ritiro in buona forma oltre che galvanizzato dallo scudetto vinto con la Sisley. Per lui è una stagione particolare, quello del cambio di ruolo: da centrale ad opposto (per fare un esempio, è come se Maldini passasse da terzino a centroavanti). I risultati sono ottimi, tanto che Montali si decide a schierarlo nella nuova posizione anche in azzurro. Ma c'è un ma: Fei, per abituarsi ai nuovi movimenti che il ruolo richiede, ha bisogno di una preparazione fisica specifica, più accurata, onde evitare malanni muscolari. Si porta quindi in ritiro i pesi e i programmi seguiti per un anno a Treviso. Ma il preparatore atletico azzurro storce il naso e gli dice: "Qui non sei alla Sisley e fai come dico io". Risultato: dopo due partite Fei accusa un'infiammazione al braccio con cui schiaccia e deve lasciare la squadra. Ancora adesso muove a mala pena la mano. Si dice che Bruno Da Re, procuratore generale della Sisley, non appena informato delle condizioni di Fei abbia chiamato Montali infuriato: "Ti avverto - ha tuonato - se continui così la Sisley non darà più giocatori alla nazionale". Alla prossima puntata.